Grissini torinesi stirati a mano

I grissini torinesi non possono mancare su una bella tavola festosa

… anche se quest’anno la festa di Pasqua, che si avvicina, forse riunirà le famiglie su Zoom, e non intorno alla stessa tavola. Purtroppo.

I grissini torinesi si possono fare in ogni caso: sono semplici, sono buonissimi, e si possono distribuire agli altri componenti famigliari anche durante veloci sortite clandestine (purché con tutte le precauzioni!)

E’ un lavoro davvero semplice, l’importante è organizzarsi bene.

Tempo di preparazione dell’impasto pochi minuti, soprattutto con l’impastatrice, ma il giorno primaTempo di cottura 20 minuti, ma moltiplicati per il numero delle teglieDifficoltà media

Grissini torinesi con il lievito madre

Gli ingredienti per circa 80 grissini:

  • 100 grammi di lievito madre appena rinfrescato
  • 500 grammi di farina 0
  • 1 cucchiaino colmo di sale
  • 5 cucchiai di olio evo
  • 1 cucchiaino di malto
  • 1 bicchiere d’acqua circa
  • Farina di semola o di mais

Procedimento:

Il giorno precedente, rinfrescate il lievito madre, prelevate la quantità indicata, lasciatelo riposare una mezz’ora, quindi preparate l’impasto con tutti gli ingredienti indicati, escluse le farine di semola o di mais. Il risultato deve essere molto morbido, ma bene incordato.

Mettete la pasta in una ciotola, coprite e riponete in frigorifero.

La mattina successiva preparate una teglia foderata con la carta da forno, spolveratela con la farina di semola o mais, adagiatevi l’impasto, dategli una forma regolare, ungetene bene la superficie, copritelo con una ciotola e lasciatelo lievitare ancora alcune ore in un posto riparato (il forno spento è sempre la soluzione più semplice).

Come organizzarsi per cuocere i grissini

Accendete per tempo il forno a 200 gradi. Preparate una teglia o la leccarda foderata con la carta forno.

Prendete la pasta e, con un coltello ben affilato (io uso quello in ceramica) tagliate dalla parte più stretta una striscia di pasta larga circa un centimetro. Prendete la scriscia di pasta per le estremità e tiratela delicatamente fino alla larghezza della teglia – questo sarà già un grissino – appoggiatelo direttamente nella teglia.

Se il grissino fosse troppo lungo, spezzatelo e, con il pezzo in esubero, farete un grissino più corto.

Avendo unto la superficie della pasta, non è possibili reimpastare. E’ normale che, alla fine, nella teglia ci siano grissini lunghi e corti, com’è normale che i grissini siano molto irregolari, con parti più sottili e altre più spesse, ma è lì il bello, anzi il buono. Le parti sottili diventeranno belle croccanti, le altre più friabili.

Preparate una teglia, infornate, aspettate, ritirate, ripreparate, reinfornate … Io mi organizzo con due teglie, di modo che quando una è quasi pronta, allestisco la seconda. Anche quei pochi minuti ogni volta, alla fine, fanno la differenza.

Diversi modi per insaporire i grissini

Per insaporirli all’esterno, potete rotolarli nei semi di papavero, di sesamo o nella farina di mais a grana grossa; oppure potete aggiungere all’impasto olive tritate grossolanamente, noci o cipolla tritata. In questo caso, vi verranno più corti e ciccioni.

La storia dei grissini:

Nel lontano XVII secolo il futuro re Vittorio Amedeo II soffriva di pesanti disturbi digestivi. Il medico di corte intuì che il problema poteva dipendere dalla mollica del pane, spesso poco cotta soprattutto nella parte interna delle pagnotte più grandi. Suggerì quindi al cuoco reale di preparare, per il futuro sovrano, dei pani più piccoli, che cuocessero meglio anche all’interno. Così fu fatto, ed evidentemente ci fu un primo miglioramento, per cui il cuoco continuò a rendere sempre più sottile la dimensione dei panini che preparava finchè, a forza di assottigliare, ottenne il grissino.

Da allora i grissini, anzi, i Grissini (un altro esempio della geniale unione, nella cucina italiana, tra semplicità ed eccellenza del risultato) sono tra le specialità piemontesi più gradite e conosciute.

Per conoscere meglio il lievito madre: https://www.primononsprecare.it/come-fare-il-lievito-madre/

Venaria Reale, Galleria Grande, architetto Filippo Juvarra